CHI È MONIA ROMANELLI
Monia Romanelli, laureata in lingue e letterature straniere, inizia la carriera artistica nel 1998 seguendo alcuni importanti maestri, cominciando a sperimentare l’'arte in tutte le sue forme più creative e, soprattutto, a creare con il colore le forme più espressive. Tra le varie fasi della sua evoluzione artistica, cronologicamente, troviamo inizialmente una pittura figurativa, caratterizzata da mosaici di colore; poi tecniche miste con acrilico e gesso su tela e legno; seguono opere materiche a sfondo floreale, con architetture di luce, intrecci, paesaggi astrali e magici; opere su legno, in cui la materia comunica attraverso l'’incastro, l’'intreccio e la verticalità delle architetture; opere su tela, dedicate all’'anima e alle sue molteplici condizioni, evocatorie di intimismo e spiritualità profondi; cilindri, sculture di cartone pressato e lavorate con tecnica mista; “i mosaici dell’'anima” e “carte mosaico dell’'anima”, opere attraverso cui i sogni dell’'artista parlano e si propagano nel mondo. La profonda densità semantica delle opere di Monia Romanelli rinvia ad un'’idea di costante perfezionamento. L'’insieme di tessere che compongono i mosaici rendono tangibile la crasi dell’'artista, capace di comunicare in modo semplice e diretto con l’'osservatore; carte “Mosaico dell'’Anima”, lavori di collage di profonda ricerca sul colore, opere profondamente meditative; foulards in seta chiffon e raso di seta; borse rigide in ecopelle e ciondoli realizzati su ceramica a freddo, linee di opere tutte rigoramente basate sui suoi lavori precedenti.
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ART STUDIO
Art Studio Gallery in Via S. Agata n.1 è lo studio personale di Monia Romanelli: un posto unico, carico di energia, pregno d'arte e storia, dove si respira un forte senso di pace e armonia. Art Studio Gallery è uno spazio a dir poco magico ed intrigante, situato in un antico palazzo nel centro storico di Perugia dove, oltre alle creazioni di Monia Romanelli, si può ammirare un bellissimo pozzo di origini etrusche. Scopri subito l'Art Studio Gallery e iscriviti al gruppo Facebook per restare sempre aggiornato sui prossimi eventi.
CRITICA
La ricerca di senso porta la pittura di Monia Romanelli verso sfide ardue, forse impossibili, per mostrare a se stessa e al mondo la pienezza di un percorso orientato alla scoperta dell’anima. Mistero sublime da opporre allo sterile pragmatismo, vivere la speranza di una vita ricca e proiettata all’esterno, ma costantemente rivolta all’ascolto dell’emotività interiore. Monia Romanelli dipinge l’utopia di una pittura che cerca l’immaterialità; flussi emotivi rivolti alla poesia di un colore casto e silenzioso, giocato quasi timorosamente fra le tenui gradazioni del bianco, senza troppo eccedere nei meandri della scala cromatica. L’anima diviene ossessione per una ricerca fin troppo ambiziosa: mutare la materia in emozione; trovare nel segno pittorico il paradosso dell’annullamento, al fine di giungere alla purezza immateriale. Un percorso in costante e repentino cambiamento, iniziato con l’attenzione – tutta femminile – per le forme e i colori dei fiori, ma presto evoluto verso moderne soluzioni di figurazioni sintetizzate, dove paesaggi metropolitani delineano alternanze architettoniche, profetizzando il futuro della pittrice. La mostra Segrete trame, allestita presso lo Spazio 121 di Pippo Cosenza, mette in evidenza questo percorso, giunto adesso al definitivo abbandono del rimando figurativo. Le forme sintetizzano così il messaggio di Romanelli. Nei recenti “mosaici” l’alternanza minimalista degli elementi ortogonali contrasta con la spontaneità interna dei riquadri, dove la cifra stilistica conserva il gioco materico di spessori, attuando quella contrapposizione in termini che vede l’uomo in costante equilibrio fra volontà e possibilità. La rigidità della struttura di fondo stride con lo spontaneismo cromatico interno, esaltando la tensione umana nella costante battaglia fra materia e spirito. L’artista è utopico per natura, ma ancor più lo è quando pretende di raggiungere il limite della comprensione esistenziale. Così Romanelli nelle “esplosioni” dove concretizza flussi d’energia cosmica ricorrendo alla formula del punto di fuga centrale, da esso diparte un’irradiazione accecante la cui prima allusione rimanda all’astro celeste, spingendo poi l’osservatore verso misteri più profondi: dalla nascita dell’universo all’esplosione della vita; fin’anche alla similitudine con l’ostensorio, quasi a voler inconsciamente richiamare la presenza divina. Ma anche qui gioca il rischio assunto da Romanelli, caparbiamente convinta di giungere alla visualizzazione delle dinamiche esistenziali. È in questo momento che la pittura si arresta, cedendo il passo all’utopia artistica. Non si tratta più di pensare alla correttezza dello stile, ne discutere sull’opportunità del linguaggio. Inconsciamente la pittrice spinge gli astanti verso la sfida tutta interiore a sé. Mette in difficoltà il critico, spiazzato dalla tentazione del disappunto per una pittura troppo soggiogata a stilemi sorpassati, poiché la problematica del linguaggio artistico soccombe alla più alta necessità di colui che alla pittura chiede di più. Romanelli interroga la tecnica, rinchiudendosi nella “stanza dell’arte”, che è uno spazio intimo e simbolico ricavato fra le pieghe della propria anima, ma stranamente reale, quando entrando nella sua abitazione si accede allo studio. Piccolissimo e ingombro di una quantità sproporzionata di quadri, cella di meditazione e lavoro, spazio sacro da cui la pittrice osserva il mondo. Paradosso di un atteggiamento estremo, poiché rinchiudendosi nel minimo spazio possibile Monia abbraccia la più ampia area a disposizione: quella dell’anima. Trova le “segrete trame” di un discorso portato avanti con passione ossessiva; tesse le dinamiche del proprio Io riferendole all’esterno. Non c’è più limite nel fare pittorico e quest’utopia la accomuna, infine, alla grande arte. Ma il percorso non può dirsi concluso, tantomeno ora che con tale mostra Romanelli presenta opere inedite. Si può invece dire che il cammino sta entrando nel vivo; sta iniziando a capire la strada da percorrere, intuire la direzione. Così il pittore principia quel processo di emancipazione dalla materia, addentrandosi negli sconfinati territori dell’arte, dove nulla è semplicemente ciò che appare. Il rischio è sempre lo stesso: perdersi. Eppure, una volta rotto il velo dell’ovvietà, la tentazione della scoperta è più forte di qualsiasi pericolo, così possiamo immaginare l’itinerario di Monia Romanelli, attendere le sorprese di nuove scoperte e vedere se davvero dalla bidimensionalità del quadro saprà aprire quella porta misteriosa che conduce verso i luoghi dell’anima.
Il lavoro di Monia Romanelli propone forme e cromie di intensa vitalità, tese a declinare una concezione di vita esaltata dai colori di un’affabulazione brillante e gioiosa. Il tutto è reso in esplosioni, esaltazioni, composizioni e campiture che gridano la forza incomprimibile dell’esistere e soggiacciono alla seduzione incoercibile della natura. Forma e contenuto vivono in perfetta simbiosi anche nella sua ultima produzione, in cui traspare una concezione più meditata dell’esistenza. Qui prevalgono i monocromi nelle tonalità diafane di un mondo reale che svapora nel sogno: quasi una via di fuga da un’immaginazione giovanile che ha voglia di ripiegarsi in una prospettiva più umbratile, matura e riflessiva. Pittura, forse, come pretesto per raccontare una dimensione da giardino segreto, in cui perfino il fiore dal colore più vivo svanisce nella diegesi di una purezza che tende all’assoluto. Immagini che si propongono, dunque, come poesia sussurrata e perfino silenziosa. Perché nell’arte, come forse nella vita, ogni parola può essere di troppo. Così hai l’impressione che la pittura di Monia ormai rifugga dall’estenuarsi in una vana imitatio naturae e decida, piuttosto, di rappresentare una realtà interiore. Limpida e assoluta fino all’astrazione. Incontaminata.
Monia Romanelli è una giovane artista che la sua arte pittorica rivela essere figlia della sua regione natia , che è l’Umbria , e della stagione che l’ha vista sorgere, ovvero la primavera. S’ispira alla sua terra per cantare la solida fecondità della terra, cantata da Francesco d’Assisi nel Cantico di frate Sole; traendo, dalla primavera, quella leggerezza che rinnova tutte le cose, nella gemma , conscia del travaglio dell’inverno. Nella sua ultima produzione, l’artista, per la quale, va segnalato come dinamica iniziale un cromatismo materico e caldo, è giunta a rappresentare le dinamiche della luce nel processo creativo della natura. Un processo armonico, perché matematico e inscritto in ritmi , i quali, nel ripetersi ciclico, rivelano una legge innata che vi soggiace, senza che quest’ultima venga svelata. L’arte di Monia Romanelli è infatti manifestazione. Manifestazione di particolari sconosciti ai più, silenziosi e celati, che non attirano l’attenzione di alcuno, se non quella di qualche raro “ eletto” che li sappia cogliere. Si tratta di piccoli grandi eventi, intrisi d’una ragione d’essere, la quale si pone in relazione, senza pretesa alcuna. Una gemma evolve e poi ritroviamo , quasi sorpresi, un piccolo e tenero ramo; una farfalla scompare e più non vediamo i suoi colori danzare; un geranio era rosso e ora il suo rosso è variopinto di bianco e di rosa: come si chiama l’ape che l’ha impollinato? Io non lo so, anche perché non è ancora inscritta a Facebook o a Twitter o ad altri social – network. Eventi che accadono, fedeli ad una legge interiorizzata, che non necessita né di apprezzamenti condivisi né di motivazioni, da esprimere al mondo in una piazza mediatica. L’uso, molto diffuso oggi giorno , del social network denuncia una necessità di comunicare, una ricerca dell’altro che magari non leda i nostri confini. E’ una via che quindi si percorre solo in parte, quella della comunicazione. L’arte di Monia Romanelli quindi astrae dalla simbolica vegetale le tappe che rendono pienamente umana l’avventura della relazione sociale negli accadimenti della vita. Aperture di calici, pieni di speranze , chiusure di varchi spesso dolorose, colori inaspettati , voli intersecati e voli paralleli: tutto ciò accade anche nel genere umano, costretto spesso a differenze incomprese. L’artista esprime quindi l’intreccio di relazioni autentiche e rispettose di spazi, aperti al disvelamento di misteri illuminati , e di ritmi che vanno a strutturare danze ariose. Una ricerca di ciò che è saldamente veritiero e non confonde in ombre velate. L’artista raffigura infatti astri, fieri nella loro capacità di illuminare e lieti di comunicare cangianti la via per raggiungere la meta. I valori di questo cammino sono: la pazienza, il vigore e la serena manifestazione di ciò che si è. Una freschezza che sa i tempi necessari per favorire la crescita di solidi progetti , i quali si propongono senza imporsi.
E' indubbio che quando si parla di “anima” s' intenda quella parte immateriale propria dell'uomo e che a questi dovrebbe sopravvivere, così come, sin dalla notte dei tempi, ad essa si sia cercato di dare una sembianza. In fondo è compito/dovere dell'artista, di ogni artista, sentire di darne rappresentazione esprimendola, dacché questa gli appartiene. Ed ecco che Monia Romanelli, si percepisce nello spazio come monade, specchio vivente dell'Universo, in esso ella si pone ora centralmente ora all'estremità quasi alla ricerca di una via di fuga. Senza patimento, questa sua attività e forza che la conducono ad un continuo movimento, si risolvono in una esplosione di biancore, che lascia intatta l'entità da cui scaturisce, segno della non volontà di voler rifuggire dalla materialità delle cose a dimostrazione della piena consapevolezza di sé. Non c'è infatti frammentazione, parcellizzazione dell'unità ma un irradiamento su una stesura di tenui colori. Monia rimane corpo indistruttibile, prende respiro e diviene essa stessa anima radiante. Ed è con questa propagazione di serena luce, che la pittrice inizia a tessere le sue trame ed i suoi orditi, scandagliando vieppiù l'insondabile in un intreccio di colori morbidi e caldi, indugiando talvolta su fondali scuri quasi a voler significare che comunque si debba per forza di cose dover fare i conti con la propria sostanza. Laddove l'artista erge un muro, questi va lentamente sgretolandosi rivelandosi in minuscoli frammenti – che Romanelli semplicisticamente chiama “mosaici” - spie della complessità non solo del nostro essere ma anche di una realtà tangibile, laddove si possono configurare campi lunghi di scorci metropolitani. Una proiezione dell'anima comunque, non sofferta, financo appagante, da cui potrebbe non essere semplice districarsi, ma credo che Monia sarà in grado di disfare il tessuto e ispirata, riconfezionarlo lumeggiando una ricerca che concede ampi spiragli d'espressione.
Sono ben lieto di partecipare alla mostra personale di questa giovane e brava artista in un luogo simbolo e prestigioso come quello della Rocca Paolina, in quanto Monia Romanelli ha molte capacità artistiche e comunicative che sicuramente le porteranno molti consensi, notorietà e successo. Il grande lavoro di innovazione e di movimentismo di Monia Romanelli è fatto soprattutto attraverso il colore, la sperimentazione della tecnica e dei materiali, la comunicazione attraverso messaggi, simboli di arte matelica. Questo artista ha colto tanti elementi di qualità ed eccellenza da tanti artisti, attenti e studiosi di movimenti irresistibili, probabilmente senza avere una piena coscienza di questi passaggi culturali, ma affidandosi all’istinto alle proprie ed innate capacità sensoriali supportate dal suo grande senso estetico. Il messaggio di Monia Romanelli è veramente imponente ed importante e quindi valorizza ed approva quanto teorizzato dal medico americano Jonh Eccles, negli anni ’90, con le sue teorie sull’autocoscienza, con le quali approdò al “Premio Nobel per la Medicina”. L’integrazione tra le aree cerebrali e al mente autocosciente va considerato in due sensi in quanto questa svolge sia il ruolo di “attivazione che di ricezione”. Il qualità di Presidente della fondazione culturale “Spoleto Festival Art”, ho creduto in Monia Romanelli, già da alcuni anni, anche con il conferimentodel premio: “Spoleto art festival 2011” e con la sua presenza allo Spoleto Festival art 2011-2012. Quindi questa mostra è sicuramente consacrazione ed un’ulteriore legittimazione di quest’artista che farà sicuramente parlare di sé.
Per parlare dei dipinti di Monia Romanelli occorrerebbe entrare nel suo io profondo tanto evidente è nelle ultime opere, la spiritualità e l’intimismo che pervade quel suo “geometrismo” fatto di una tecnica personale di gesso sulle tele e colori acrilici. Finito il periodo della figurazione incantata che caratterizzava i suoi dipinti del 2012 con praterie floreali nelle quali in profondità si affacciava uno scorcio marino, quadri però mai scontati, ecco la produzione 2013 che all’improvviso genera dipinti irreali ed infiniti che mettono lo sguardo a livello dell’inconscio dell’artista perugina, aiutando lo spettatore con semplicità a sentire e a rigenerare chi ne sia pronto ma anche inconsapevole al cospetto delle opere. Astrazione, intimismo , spiritualità, sostantivi che aiutano a penetrare la tecnica usata fatta con il gesso sulla tela nel quale interagiscono gli acrilici e dove il bianco , il grigio,l’oro ed anche l’argento la fanno da padroni, con pennellate morbide e intimistiche che ci portano in un mondo surreale, metafisico, dove lo spettatore deve e può interpretare a suo modo ( visto che ogni quadro della Romanelli nasce senza titolo) la visione che gli si para davanti. C’è la voglia di scoprire nei suoi quadri cose nuove e vedere l’infinito in un metro di tela , un infinito che trasmette quiete e tranquillità nell’animo. Un infinito addomesticato e reso immenso da mani pratiche e veloci, terminazioni collegate a fili interminabili dell’universo ( bello il paesaggio toscano con cipressi appena accennati con il gesso, e dove il sole illumina spazi infiniti della natura affidandosi al vento, ai riflessi, alla grazia del mondo che ruota attorno fatta di spiritualità resa evidente dal candore e dalla leggerezza dei colori della pittrice. Anche nei fiori c’è la volontà di colloquiare fra loro come essere umani, un colloquio che parte dall’io profondo dell’artista, un messaggio che ella cerca di trasmettere agli altri. Le sue recenti marine contrastano con la geometria degli astri, e con le sue città fatte di costruzioni lineari, monoliti moderni, quasi “scheletri” moderni abbandonati dal tempo che narrano un racconto di futuristiche metropoli senz’anima e senza vita che la pittrice sembra al momento abbandonare. Un momento di crisi e paura che la Romanelli non sa spiegare come non si spiegano dove spesso ci porta il cuore, quel suo cuore fatto di momenti splendidi e irripetibili che le hanno permesso di spingersi sino ad un astrattismo molto vicino a un Dio creatore. Anche dietro i muri dei suoi palazzi c’è sempre il motore dell’uomo che vive, gioisce, si addolora, si dispera e che solo un piccolo bagliore di luce, riesce a dargli pace, quella pace che i dipinti dell’artista di solito riescono a trasmettere, come un cantico di creature meravigliose a cui da vita in un universo unico e irripetibile.
Pablo Picasso ha detto che “non c’è niente di più difficile di una linea”, una delle tante frasi ad effetto pronunciate dal grande maestro nella sua lunga vita di uomo e di artista. Con quelle parole Picasso intendeva sottolineare come nell’arte non esistono percorsi facili e anche i giudizi che si possono dare sulle stesse opere d’arte non possono non prescindere dalla creazione, cioè dal processo creativo che l’artista compie, con tutte le sue difficoltà materiali e immateriali, fosse anche per disegnare una linea. Nello stesso modo ammirando le opere di Monia Romanelli ci si rende conto di quali e quante strade possa intraprendere il processo creativo, in questo caso quello di una giovane artista che ci sorprende con le sue atmosfere monocromatiche , foschie leggere, dalle quali emergono a volte opachi a volte splendenti, straordinari fiori e misteriose architetture ,nonché trionfanti soli i cui raggi si perdono in nebbie lontane. Le opere di Monia Romanelli appartengono alla sfera dell’inconsapevolezza, laddove l’artista arriva quasi senza saperlo alla definizione di un suo stile e del messaggio che lo accompagna. Abbiamo non molto tempo fa già visto i suoi fiori che esprimevano una energia incontenibile, ora li vediamo invece immersi in nebbie leggere che una impalpabile monocromaticità tende a trasfigurare in atmosfere da sogno.In effetti i fiori di Monia non sono altro che sogni, che l’artista ha inseguito faticosamente e altrettanto faticosamente, raggiungendo vette di sicura maestria, è riuscita a comporre sulla tela e che vale la pena di ammirare per essere contaminati da inaspettate emozioni . La matericità della pittura di Monia rappresenta inoltre un ulteriore elemento emozionale laddove argenti e ori si addensano e si avvinghiano, si sovrappongono e si mescolano in una saga coloristica la cui delicatezza è pari alla sua forza che conduce le masse di colore laddove arrivano i sogni di Monia, lontano, molto lontano, dove lo spazio che la sua pittura definisce sfuma in una prospettiva che sa di infinito e nella quale l’osservatore finisce per perdersi con voluttuoso piacere.
L'alba e il tramonto senza colori sarebbero come un ruscello senz'acqua,come un prato senza fiori, un cielo senza stelle. La vita senza colori sarebbe come un arcobaleno in bianco e nero. L'ombra annienterebbe la luce. La vita dell'uomo si sgomitolerebbe entro un grigio pallore lunare,laddove prevarrebbe la malinconia e il triste fluire dell'esistere. E in questa accezione di poetica inventiva, la creatività artistica di Monia Romanelli trova ragione d'essere nella figurazione colorostica di valore essenziale ,laddove insorgono sensazioni,emozioni e concettualità. E tanta gioia di vita. La colta pittrice che vive nella etrusca Perugia smatassa nelle sue soluzioni di piccolo e grande formato, non solo una squisita sensibilità femminile che trova espressività in incendiati paesaggi floreali dalla materica evidenzialità, ma anche in ragionate e composte tracciature coloristica di rara sapienza fattuale. La Romanelli , che ormai ha nel suo passato pittorico un percorso di rara sapienza costruttiva, non di rado ha proposto, dopo la sua stagione astratto – concettuale dal rimando intellettuale e cerebrale, essenziali paesaggi esplosivi e consolanti intrecci di fiori , laddove 'ribollono' brandelli di natura misterica che implodono le immensità del cielo e le profondità del mare. Con dentro una dinamica vitale e fervente , dove 'voltigent' fiori ed erbe in felice e fremente declinazione d'amore. Sovente l'osservatore percepisce il respiro del movimento dell'aria colorata e delle alghe cespugliate in armonia abissale dentro la quale la Romanelli fa irrompere la sua luce, la luce del suo innamoramento , il suo sentire del bello, immaginato dal suo cuore alla ricerca costante di emozioni estetiche. Le sue soluzioni mai peccano di sdilinguimenti cromatici e di staticità compositive. La sua fattualità rapida e sicura trasfigura i fiori dell'immaginario , della sua anima in tensione di stupore e di dévoilement di ciò che circonda la nostra ragione , ma soprattutto del nostro viaggio perfettibile. Le sue praterie floreali di terra e di mare ,mai omologate ed omologabili, rifiutano il sapere passatista e incantano l'occhio e il cuore degli uomini di buona volontà con esiti originali ed originari, mai stucchevoli/caramellosi/zuccherati. I gialli dei fiori in perenne danza di gioia e i rossi di coralli ramificati esplodono di energia vitale e vigorosa. I neri e i verdi , in forti declinazioni tonali, si tracciano e tracciano una mistericità d'indubbio fascino creazionale. Nei dipinti di Monia Romanelli si respira la magia dell'armonia pittorica. Le cromie non bisticciano mai nell'incantata e accennata figurazione. Non peccano mai di disordine e ancor meno di confusione espressiva. Danno l'impressione, al contrario , di essere non tanto la risultanza dell'uomo faber, quanto piuttosto frutto di una sapienza naturale che contempla un ordine,'digitato' altrove e da tempo immemorabile da Colui che tutto puote. Guizzano campiture di luce in movimento che squarciano l'apparente immobilità naturale. La Romanelli visualizza intrighi costruttivi e labirinti di colore da cui si ausculta il respiro della vita primigenia. Si coglie il fruscio di eleganti eriche pettinate dal vento e alghe accarezzate dal lento cullar del sommovimento di genesi remote. Di sicuro la pittura di Monia Romanelli è intelligente ed intellegibile. La sua tensione non si esaurisce più di tanto nel vissuto di successo. Non si accontenta mai di quanto realizzato. E' sempre in cammino. E con tanta speranza nel cuore ci piace augurare sinceramente a Monia Romanelli : ad maiora,ad meliora.
Ci sono pittrici che hanno il pregio di saper usare il colore e la forma come i pittori non saprebbero mai fare. È il caso di Monia Romanelli che ha una capacità straordinaria di usare il colore e le forme cromatiche come fossero la voce tattile dell’anima. Le sue opere sono come pervase da un vento straordinario che rende tutto effimero e allo stesso tempo duraturo, eterno di quell’eternità che solo una donna, consapevole di avere in seno la scintilla creatrice, può riprodurre appieno. Sì perché una pittrice come Monia Romanelli ha la consapevolezza di avere insita la scintilla della Dea che dal caos creò il cosmo, la summa bellezza, l’eccelsa simmetria. Ma per capire fino in fondo la genesi della pittura di Romanelli è necessario riflettere su due movimenti artistico filosofici sorti a cavallo tra XIX e XX secolo. Se la differenza sostanziale che distingue la filosofia estetica dell’impressionismo da quella dell’espressionismo, fu che la prima descrive un atteggiamento sensitivo mediato dalla scientificità della seconda metà del 1800, mentre quella dell’espressionismo descrive, invece, un atteggiamento volitivo, talvolta anche impetuoso, influenzata dai pensieri di Bergson e di Nietzsche, allora potrei affermare che il fare arte di Monia Romanelli è la maturazione al femminile e nel Femminile dell’espressionismo. È così che si può leggere il percorso di quest’artista umbra che ha respirato la letteratura e la filosofia dell’arte negli studi che ha approfondito per conseguire la laurea in lingue nell’Augusta Perusia. Quindi l’estemporaneità nel comporre le sue opere è solo apparente, perché lei ha assimilato la poetica di chi sa discernere le costellazioni e le energie che popolano l’universo interiore e poi usa il colore e le forme naturali per dare fisionomia e immagine all’inimmaginabile. Straordinaria è la sua capacità di armonizzare i colori con il fondo tramite le stratificazioni che lei realizza ponendo la tinta sul supporto. Le strie dei pennelli e delle spatole rendono la superficie come pervasa da una vibrazione che rende tutto in divenire, quasi che l’artista non abbia fatto altro che fermare il tempo, affinché le emozioni, le sensazioni e i sentimenti avessero a rimanere nella memoria tramite quella magia unica che solo l’artista, il pittore e più di lui la pittrice, come Monia Romanelli, sa realizzare.
Fiori spontanei delle corrugate pianure di Marte che hanno la vivacità del sentimento, l’essenza rara della ricerca, il profumo ritrovato del desiderio. Così Monia diventa una perfetta dispensatrice di illusioni, la guida di una nave verso il sole e, oltre, alla conquista di costellazioni ignote. E’ il suo percorso, la coscienza del dipingere, la voglia di esprimere le prospettive della sua esistenza che l’hanno guidata al punto attuale, dal mosaico non figurativo degli esordi e alle strisce germoglianti di prati, a lamelle cromatiche ricche di battiti, segno di un volo con gli occhi della mente in direzione di una realtà propria. E poi, questione di mesi, la pittrice insiste nell’esaltare la distesa cromatica, l’esplosione da violenta a carezzevole di una tavolozza che recita la sua parte assieme a innesti materici. Caldi i colori, il grido del rosso, la sacralità del giallo, mai infido e traditore ma qui simbolo del sole di Provenza, le vibrazioni del verde e l’eterea presenza dell’oro su cui ci si può sbizzarrire in mille richiami da Bisanzio agli sfondi trecenteschi forse senza mai trovare la soluzione giusta d’interpretazione che è e rimane personale. Preziosità, certamente. Ma anche, nel rispetto quasi lirico di una razionalità cantabile e di un rigore che confluisce nella musica del pensiero, le scacchiere di costruzioni, gli enigmi di architetture astratte che sono simbolo e parola non scritta di una ricerca sempre in equilibrio tra le pietre miliari del concetto e dell’istinto, della logica e insieme della libertà totale. Nasce così quel giardino segreto di idee che altri, molti altri, inseguono senza mai riuscire a entrarvi. Tecniche miste, superfici diverse, geometrie instabili. Ma su tutto un gusto fatto di mille voci, anche dissonanti, e di labirinti intricati da cui solo chi è felice può uscire. La verità di Monia Romanelli è un indugiare con innegabile compiacimento tra vibrazioni dell’animo e silenzi colmi di una pioggia di note.
Dall’interiorità e il tratto poliforme della Romanelli traspare il senso di riflessione artistica che l’artista da tempo porta avanti ; “ una filosofia di contemporaneità” calata nell’astrattismo puro. Creatrice di ansie e spiritualità che si calano nella visione di un mondo tutto suo.
L’onda dell’anima come pulsazione cosmiche in un universo in espansione, circoscritto da una sfera intellegibile dove Dio segue se stesso in una trascendenza assoluta.
Servendosi della tecnica mista con gessi a spatola su tela, l’artista Monia Romanelli, compone le sue opere in maniera del tutto personale e con evidente maestria tanto da raggiungere risultati descrittivi di vera e vibrante identità pittorica. Ella, con una precisa evoluzione stilistica ed un’ eleganza creativa, di rara intensità poetica, rivela una comunicativa sincera e sentimentale. Una luce chiara e luminosa, che vive di importanza primaria nell’opera, rivela un’intima spiritualità ed un’emotività costante. La raffinatezza cromatica- tonale, che è alla base del suo operare, si ammanta di delicate e pure movenze del gesso, esso che si estende simbolico sulla superficie della tela, si fonde in una ricerca scandita con impulsi dell’animo. Pittura profondamente intimistica che suscita continue emozioni segno di una ricca espressività. Il rapporto colore, linee e ritmo grafico è sorretto da una coerenza formale e da una costruzione di talento e di originalità. Opere portatrici di un tessuto cromatico suggestivo e di un racconto di ampia contemporaneità. E’ un linguaggio proprio, quello dell’artista Monia Romanelli, che si libera in un’ estasi serena per collocarsi in un’atmosfera traboccante di vitalità ed estrema sensibilità.
CREAZIONI
DESIGN
"Autentici gioielli per la tua tavola ed il tuo arredamento"
MODA
"Un sofisticato connubio di stile, gusto e raffinatezza"
OPERE
"La creatività evocativa e intimista di Monia traspare in tutte le sue creazioni"